Le parole chiave di questo periodo storico sono due: crisi e riforme
E sono due cose molto legate tra loro. Molto più di quanto non si possa pensare. I provvedimenti economici contro la crisi, gli incentivi o gli sgravi fiscali sono iniziative importantissime. Che possono dare qualche respiro nell’mmediato. Ma da sole non possono risolvere la crisi in modo stabile. Per dare risposte alla crisi che sta mettendo in ginocchio tante famiglie, tanti lavoratori e tante imprese serve di più. Serve mettere mano al modo in cui funziona l’Italia. Serve cambiare in profondità, anche la mentalità.
E questa è la sfida più difficile. La si deve combattere con il protagonismo dello Stato, che deve cambiare se stesso e dare il buon esempio. Ma deve essere combattuta anche da ogni singola persona nei propri comportamenti individuali e quotidiani. Da cittadino, da lavoratore, da consumatore, in famiglia. Lo Stato, da un lato, deve dimostrare di sapersi riformare. Deve funzionare meglio, sia al Nord che al Sud. Deve essere più efficiente, tagliare in modo definitivo gli sprechi, combattere corporativismo e privilegi e dare le risposte che i cittadini si aspettano e meritano. Questo vale per le grandi questioni nazionali ma anche per le piccole cose con cui ci scontriamo tutti i giorni. Vale per il rapporto Stato-Regioni del Titolo V della Costituzione italiana o per la lotta alla criminalità organizzata o per la riforma della Burocrazia, ma vale anche semplicemente per la rapidità con cui facciamo un documento in Comune o per i tempi di attesa per una visita. Sono cose che si dicono da troppo tempo ormai. Adesso è venuto il momento di farle. Si deve superare per esempio l’assurdità tutta italica di un bicameralismo perfetto che complica tutto e allunga i tempi delle leggi. Anzi, ne peggiora la qualità nel “palleggio” tra Camera e Senato. Se vogliamo, come sarebbe giusto, che il Governo faccia meno Decreti d’urgenza allora serve un Parlamento che funzioni meglio di oggi. Su questo stiamo lavorando proprio in queste settimane, come Pd e come Governo, per superare di slancio il Senato come lo conosciamo. Così come stiamo mettendo mano alla legge elettorale. Che deve essere in grado di dare una maggioranza stabile e certa e di dare rappresentanza adeguata alle forze politiche che hanno ottenuto un certo consenso. Una legge che riconsegni ai cittadini il diritto di sapere chi stanno eleggendo con il loro voto. Siamo sulla strada giusta ma su questo dobbiamo fare ancora dei passi in avanti. Far funzionare meglio il nostro Paese, con nuove regole certe e ferme nel tempo, avrà l’effetto di riconquistare la fiducia internazionale, portare investimenti stranieri in Italia e sbloccare i nostri, rilanciare economia e occupazione. Vorrà dire riconquistare anche la fiducia in noi stessi. La politica deve fare il proprio dovere così come ogni singolo cittadino. Ognuno di noi deve sentirsi chiamato in prima persona a dare il proprio contributo. Vuol dire non accettare più compromessi al ribasso, non giustificare le piccole o grandi furberie che vediamo ogni giorno attorno a noi. Perché i furbi, a tutti i livelli, sono quelli che hanno la responsabilità della situazione in cui siamo. Non dare più fiducia a chi promette di cambiare tutto da 20 anni e invece ha pensato solo ai propri interessi personali. A chi prova a prendere qualche voto in più criticando in modo violento senza proporre niente. Diamo fiducia a chi vuol costruire non a chi vuole distruggere. Perché l’Italia è un Paese straordinario e gli italiani, se lo vogliono, possono fare qualsiasi cosa. Lo abbiamo dimostrato nel passato e lo dobbiamo dimostrare ancora. Al Mondo e ai noi stessi
Intervista per il Giornale di Zona Nove Niguarda.eu