Il compito dell’Italia nella lotta al terrorismo
L’intervista di questo mese per Zona Nove la facciamo al telefono perché l’On. Mauri è dovuto rimanere a Roma per i lavori sulla Legge di Stabilità che è da poco approdata alla Camera.
On. Mauri, sappiamo che sta seguendo in Parlamento la Legge di Stabilità e che queste sono giornate convulse anche per le continue votazioni per i giudici della Corte Costituzionale. Ma ci sembra necessario non parlare delle cose di “casa nostra” ma di quello che sta avvenendo nel mondo. Ovviamente mi riferisco al terrorismo e alle grandi tensioni internazionali.
E fa bene. Perché penso che sia sacrosanto farlo! Gli avvenimenti drammatici di queste ultime settimane hanno scosso fin dalle fondamenta la nostra vita quotidiana. Gli attacchi terroristici di Parigi, la caccia all’uomo per mezza Europa, Bruxelles sotto il coprifuoco per una settimana, un aereo di linea russo esploso in volo per una bomba, un caccia delle forze armate russe abbattuto da uno turco, le accuse di Putin a Erdogan di favorire i traffici d'armi e di petrolio con i terroristi dell’Isis. Sono tutte cose che ci hanno preso di sorpresa e che ci mettono di fronte a una realtà molto complicata da affrontare.
Prima di chiederle cosa ne pensa dal punto di vista politico mi piacerebbe sapere qual è stata la sua reazione umana.
La prima sensazione è stata di incredulità. Una telefonata di un amico mentre ero in treno di ritorno da Roma che mi ha avvisato di quello che stava accadendo a Parigi. Le pagine di “Repubblica on line” consultate freneticamente. Le prime notizie confuse e frammentarie. Un’amica di vecchia data - che vive all’Isola - incontrata appena arrivato in stazione Centrale che stava per partire proprio per Parigi. Le prime immagini nei telegiornali appena arrivato a casa con le macchine della polizia con i lampeggianti che bloccano le strade e lo Stadio di calcio con gli spalti vuoti e il campo pieno di persone con lo sguardo smarrito. Tutte immagini che sono improvvisamente entrate nelle nostre case componendo un puzzle al quale era difficile credere. Sangue, morte, violenza, furia omicida, panico, disorientamento. Tutto ciò che vorremmo tenere fuori dalle nostra vita e che invece in un attimo si è materializzato davanti ai nostri occhi. Dentro i nostri occhi e a quelli dei nostri figli.
In effetti lo shock è stato grande per tutti. L’idea di vedere scene di guerra dentro la nostra Europa ci ha precipitato in mezzo ai drammi del mondo.
Sì. È così. Peró in questi casi bisogna trovare subito la forza per analizzare le cose in modo razionale e non farsi portare dalle emozioni.
Facile a dirsi. Ma farlo è tutta un’altra cosa.
Io credo però che l’Italia stia reagendo nel modo giusto. Con grande vicinanza umana e politica ai cittadini delle nazioni colpite da queste ultime tragedie, che siano la Francia, La Russia, la Siria, l’Iraq o il Libano. Ma anche con la lucidità per capire quale direzione prendere. Questo è il compito della politica.
Secondo lei qual è la strada giusta?
Ci troviamo purtroppo in una situazione nella quale è necessario un intervento militare. L’Isis vuole costruire con la violenza un Califfato in Medio Oriente seminando morte e terrore a scapito soprattutto dei popoli di quei territori. Ogni libertà viene negata, intere popolazioni sono costrette a lasciare la propria terra fuggendo senza nulla. La comunità internazionale non lo può accettare e deve intervenire per impedirlo. Ma se pensiamo che la sola forza delle armi possa prevalere dobbiamo sapere che è un'illusione.
Cosa serve di più?
Serve la grande politica internazionale. Servono le alleanze. Serve vincere una battaglia che prima di tutto è culturale. Bisogna capire fino in fondo la complessità di quelle realtà e agire di conseguenza. Quante bombe sono state sganciate sui quei Paesi dalla prima guerra del Golfo del 1991 in poi pensando che ciò avrebbe risolto la situazione? Un’infinità. E com’è oggi la situazione? È peggiore di allora. Impariamo dagli errori. Coinvolgiamo tutti gli attori del mondo arabo e dell'occidente. C’è un nemico comune. Un nemico dell’umanità che tutti insieme abbiamo il dovere morale di sconfiggere. Senza che qualcuno provi a usare questa situazione per regolare conti personali o per trarne un qualche vantaggio. E l’Italia che ruolo dovrebbe avere in tutto questo? L’Italia deve essere la grande tessitrice dei rapporti con il mondo arabo.Nessun Paese occidentale più di noi ha coltivato questi rapporti nella storia recente. Nessuno ha più autorevolezza di noi. Una nostra diretta partecipazione ad azioni di guerra non aggiungerebbe niente e ci toglierebbe lo spazio per agire su altri terreni necessari. Questo è il ruolo essenziale che noi possiamo giocare. E nessuno dica che l’Italia non fa già la propria parte nelle crisi internazionali. Abbiamo 6.000 militari impegnati in missioni di pace nel mondo tra Iraq, Libano, Kosovo e Somalia. Più del doppio della Germania. La nostra parte la facciamo eccome. E possiamo farla al meglio anche in Libia, altro fronte di cui ora non si parla ma che rimane caldissimo.
Non ci resta che sperare, allora.
Direi che non ci resta che lavorare sodo, con la razionalità che serve e con la determinazione necessaria.
dal Giornale di Zona Nove Niguarda.eu