Le elezioni regionali
L’astensionismo, il Pd, i 5 Stelle, la Lega e Fi dopo le elezioni regionali
Tutti aspettavano le elezioni regionali per capire cosa sarebbe successo dopo. Come se fosse il Giudizio Universale: tu vai in Paradiso, tu all’Inferno...
E invece, come sempre, non è stato così.
I segnali non sono mai univoci e facili da interpretare e le cose da dire sarebbero molte. Proviamo a metterne in fila qualcuna di quelle importanti.
Innanzitutto il risultato di 5 Regioni a 2 a favore del Centrosinistra e del Pd è un risultato positivo. Non quello che speravamo, ma positivo. Quando governi a Roma e sei in piena crisi economica e sociale ottenere un risultato di questo tipo non è assolutamente scontato. E questo è reso evidente dal risultato del Movimento 5 stelle e da quello della Lega Nord.
Risultati oltre le aspettative che premiano chi dà risposte alla crisi solo “distruttive” e populiste. Chi si chiama fuori da ogni responsabilità e usa solo slogan vuoti o chi gli slogan li usa per fomentare la rabbia, rafforzare le paure e conquistare così consensi facili. Invece il PD si è caricato sulle spalle il compito di portare l'Italia fuori dalla crisi.
Una cosa complicatissima. Ed essere la maggioranza in 15 regioni su 20 è una cosa da rivendicare ma è anche, e soprattutto, una responsabilità. Belle le vittorie nette dei nuovi candidati Pd in Puglia e Marche. Bene le riconferme in Toscana e Umbria. E se De Luca ha vinto in Campania nonostante tutte le polemiche e gli attacchi, allora vuol dire proprio che lì gli elettori non ne potevano veramente più del Centrodestra e hanno visto nel candidato del Pd un’opportunità di riscatto.
La sconfitta in Liguria è quella più dolorosa. Non per dimensioni, quella in Veneto nessuno l'aveva prevista così, ma perché lì prima eravamo maggioranza e per come è maturata. Abbiamo perso in modo secco. Inutile nasconderselo. Sicuramente una responsabilità forte ce l'ha chi ha rotto nel Pd. Pastorino, certa sinistra e un pezzo di Pd, hanno volutamente creato le condizioni per la sconfitta. Era il loro obiettivo irresponsabile. Chi si divide perde, sempre. Si sa. Vale per il Centrosinistra e vale per il Centrodestra. Ma in Liguria la ragione della sconfitta non è solo questa. Errori importanti li ha commessi anche chi ha “guidato” tutto il percorso, a partire dalle primarie. In Liguria c'era una “presunzione di vittoria a prescindere”. Chi dà per scontato la vittoria sbaglia sempre.
Come un po' di anni fa a Bologna, vi ricordate lo shock di Guazzaloca?! Serve un Pd che sia più partito e più comunità, pur nella chiarezza politica. Serve investire sul territorio. Serve non dare nulla per scontato. Serve un partito veramente plurale guidato da un’intera classe dirigente collettiva. Serve responsabilità da parte di tutti e autonomia di pensiero. Non servono particolarismi autoreferenziali e autolesionisti.E dobbiamo essere sempre consapevoli che i nostri primi alleati sono i cittadini. E quando metà di loro non va a votare il problema è evidente. E una parte della soluzione la dobbiamo trovare noi del Partito Democratico dimostrando, anche con l’azione di Governo, che la politica i problemi li risolve e non li crea. Non è per niente facile, ma è quando il gioco si fa difficile che bisogna dimostrare di sapersi guadagnare la fiducia degli italiani.
dal Giornale di Zona Nove Niguarda.eu