Due cose che so sulla Sinistra
Ieri ho pubblicato qui sul mio sito e su facebook un'ANSA su alcune mie dichiarazioni fatte a SkyTG24. Erano riflessioni critiche su quello che D'Alema ha detto in occasione di un convegno delle varie e variegate minoranze PD di Sabato scorso a Roma. Questo ha stimolato molte osservazioni, alcune favorevoli e altre contrarie. Mi piace usare qualche parola in più di un tweet per ragionarci insieme, soffermandomi ovviamente su due di quelle scomode ma che sollevano questioni vere. In particolare prendo le osservazioni di due amici,
Gianfranco Battioni e Francesco Ortugno, che riassumono pensieri diffusi. Gianfranco riporta una frase di Gramsci molto citata in questi giorni che dice: " Una generazione che deprime la precedente, non può che essere meschina. Dite di costruire cattedrali, ma non siete capaci che di costruire soffitte ". So che lui non l'ha riferita a me, l'ha esplicitato, ma ci tengo a dire che non penso che questo pensiero - a volte vero - si addica al mio ragionamento. Non sono mai stato un "rottamatore", e non inizierò certo adesso. Ma questo non mi può impedire di dire quello che penso su chi per anni, come D'Alema, é stato politicamente "il verbo", ha avuto in mano il bastone del comando e adesso si presenta come un novello Masaniello. Mi infastidisce molto invece quando alcuni che sono stati miracolati da lui lo attaccano dal punto di vista personale. Perché lo stile anche in politica è importante. Sarò "vecchio" ma la penso così. Io sono critico, anche molto, verso Renzi per alcune sue scelte e anche per i modi che usa. Ma riconosco che il Congresso l'ha vinto sia tra gli iscritti che tra gli elettori. Io mi sento a pieno titolo nel PD che ho voluto e che ho contribuito a realizzare. Pur essendo questa volta in minoranza provo, ogni giorno e con fatica, a pesare nelle scelte del PD accettando la sfida di Governo. Perché la responsabilità che ha il PD nei confronti dei cittadini é altissima e non la possiamo deludere. Perchè tutti dobbiamo accettare la prova di Governo. E un'altra sfida che anche come minoranza dobbiamo accettare è quella del cambiamento. Essere un passo avanti a Renzi, non uno indietro. Essere alla testa del cambiamento é l'unico modo per indicare la strada. La Sinistra o è innovazione e cambiamento o non svolge la propria funzione storica. Se le varie minoranze del PD condividono questo punto bene oppure, secondo me, non hanno senso contenitori vari in cui non possono che essere enfatizzate le differenze e non i punti in comune, vecchio vizio di casa nostra. Francesco invece ha messo il dito su una ferita aperta, quella del disagio che vivono molti nostri iscritti od ormai ex-iscritti. Certo che c'é disagio! Il disagio lo respiro ogni giorno. Lo sento attorno a me e sulla pelle. Ma come si risponde politicamente a questo disagio? Alimentandolo per trarne un profitto in consensi personali di breve termine? Urlando più forte di quello che è intervenuto prima per dimostrare di essere più puri, più di sinistra, più anti-renziani? Perché è quello che é successo al convegno di Sabato. Ed era prevedibilissimo che sarebbe successo... Quel comportamento porta giù diritti nel fosso. Alla fine di quella strada c'é inevitabilmente la scissione. Porta per esempio ad uscire dal PD per candidarsi alle Regionali in Liguria contro il PD oppure ad andare a braccetto con Landini. E' ovvio che poi finisca così. Il disagio c'é eccome, ma l'unica risposta possibile é incidere con le nostre idee forti, traducendo quotidianamente i valori in proposte e fatti concreti. Per preparare un'alternativa credibile. Altrimenti non si fa che spingere verso l'abbandono molti. Un abbandono silenzioso che sarebbe il più doloroso degli addii possibili. Per capirci, se io fossi convinto che qualcuno stia attentando alla democrazia e voglia costruire un sistema illiberale non farei convegni della minoranza. Ma andrei direttamente in piazza e urlerei con tutto il fiato in corpo! Vi segnalo un'intervista che condivido in pieno. E' l'intervista di oggi sul Corriere di Roberto Speranza, l'ho postata au FB perché sono convinto valga la pena leggerla. Ci trovate molte delle cose che abbiamo condiviso insieme in questi mesi dentro Area Riformista. Roberto mi ha chiesto di seguire il coordinamento dell'Area a livello nazionale. E io lo faccio molto volentieri. Lo faccio perchè credo che l'impostazione sia quella giusta. In minoranza con autonomia e responsabilità. Senza essere nè signorsì nè signor no. Tra questi due estremi c'è uno spazio grande che si chiama politica. E a me coltivare quello spazio con le idee innovative piace molto, da sempre. Anche per costruire l'alternativa. Ma una cosa deve essere chiara: certamente non basta l'impegno della minoranza. Per dialogare bisogna essere in due. La piena cittadinanza si realizza ascoltandosi reciprocamente. E' questo che giustamente rimproveriamo spesso a Renzi. Per esempio quello che ha fatto sui decreti attuativi del Jobs Act é stato sbagliato e controproducente. Da un lato ci dev'essere il riconoscimento della sua leadership guadagnata sul campo, ma dall'altro ci dev'essere la consapevolezza che non si può guidare un partito con le forzature e con il bastone. E su questo nessuno ci può insegnare niente, perché nella Segreteria Bersani la condivisione e l'ascolto ci sono stati eccome. Non voglio convincere nessuno che la pensi diversamente. Voglio solo proporre un ragionamento, un metodo, un'impostazione mentale che penso ci possa portare più lontano di qualunque altra cosa.