Regolarizzazione: molti ritardi sono dovuti alle misure anti covid
Matteo Mauri, lei da vice ministro dem all'Interno si è battuto per la regolarizzazione dei lavoratori stranieri, anche con un lungo braccio di ferro con i 5Stelle. Ora si sta rivelando un flop: su 207 mila richieste i permessi dati sono lo 0,7% e solo il 5% ha la propria domanda in dirittura d'arrivo. Dove è l'errore?
"Al Viminale abbiamo voluto fortemente la regolarizzazione del 2020 perché era necessario intervenire di fronte alla presenza di un numero consistente di migranti irregolari inseriti nel mondo del lavoro sommerso. Così come bisognava fare emergere dal lavoro nero molte situazioni per la maggior parte di persone presenti senza problemi di irregolarità, sia comunitarie che italiane".
Occorreva farlo in modo rapido, soprattutto in fase già di pandemia?
"Certo. Era necessario e lungimirante perché ci trovavamo di fronte al rischio di un blocco di diversi settori, ad esempio quello del lavoro agricolo e quello domestico o di cura alla persona. A maggior ragione in un momento di emergenza sanitaria, quando era ed è nell'interesse collettivo avere la conoscenza precisa delle presenze sul territorio. Comunque i meccanismi di regolarizzazione sono sempre stati complessi. Anche nelle regolarizzazioni che si sono fatte negli scorsi anni, varate tra l'altro da governi di centrodestra. Però si è fatto e ritengo si farà tutto il possibile per velocizzare i tempi".
Tuttavia avanti di questo passo ci vorranno anni: denunciano le associazioni riunite nella campagna "Ero straniero". Lei non crede?
"Quando si parla di tempi per analizzare le pratiche e fare i colloqui in presenza non si può non tenere conto che sono inevitabilmente condizionati dalle cautele sanitarie che dobbiamo rispettare tutti. E che stanno obiettivamente allungando la tempistica delle procedure di almeno il 50%" .
Non avevate previsto nessuna contromisura?
"Si è da poco conclusa l'assunzione con gara pubblica di 800 addetti con un contratto a tempo determinato, che per i prossimi sei mesi si dedicheranno a questo. Andranno a rinforzare le prefetture. Si sarebbe fatto già l'anno scorso se non ci fossero stati vincoli di bilancio sull'utilizzo di risorse pubbliche. Adesso la macchina è in moto e credo ci siano tutte le condizioni perché si proceda in modo spedito. Sarà inoltre possibile introdurre alcune semplificazioni".
Ora che la Lega è tornata al Viminale con un sottosegretario, teme che tutto si blocchi?
"Spero che la Lega, né nessuno sollevi problemi politici, visto che è una iniziativa nell'interesse di tutti, sia dei lavoratori migranti che hanno fatto domanda che dei datori di lavoro che hanno aderito all'emersione. Aggiungo che chi ha fatto domanda motivata di regolarizzazione ha pieno titolo a restare in Italia e può continuare a lavorare".
Prima della caduta del governo Conte lei stava lavorando a ampliare le regolarizzazioni?
"Avevo incontrato le associazioni per estendere e velocizzare l'emersione del lavoro nero".
La legge Bossi-Fini sull'immigrazione va cambiata?
"Mettiamo mano a una nuova legge sull'immigrazione che sostituisca integralmente la Bossi-Fini, e poi ci sono le proposte depositate in Parlamento e quelle promosse nella società sulla cittadinanza. Rappresentano battaglie di civiltà".
da La Repubblica del 5 marzo 2021 di Giovanna Casadio