Tensioni e mediazioni, ecco come si è arrivati all'accordo sui migranti
Roma. “Ammetto che in certi momenti ho sudato freddo. Soprattutto lunedì scorso, quando la bozza sulla regolarizzazione degli immigrati che lavorano in nero nell’agricoltura o come badanti e colf, concordata nella notte di domenica, è stata disfatta al mattino”. Matteo Mauri, dem, 49 anni, è il vice della ministra Luciana Lamorgese al Viminale. Sa cosa è accaduto in queste ore, e perché non si riusciva a venire a capo di un provvedimento che era stato esaminato al microscopio per settimane e alla fine i 5Stelle stavano facendo saltare. Tranelli, scogli e mediazioni, ecco come si è arrivati a superare uno scontro che ha fatto fibrillare maggioranza e governo.
Niente scudo o condono
Il testo sulla regolarizzazione è un articolo unico in 20 commi. L’accordo finale raggiunto con i 5Stelle ribadisce in un comma – il 10 bis – che non ci saranno condoni né scudi per quei datori di lavoro che presentino domanda di emersione per un lavoratore irregolare ma che, negli ultimi 5 anni , siano stati condannati, anche in via non definitiva, per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (i caporali), per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina o reclutamento di persone destinate alla prostituzione.
Era il nodo della contesa?
“Sì, anche se mi sono difficili da comprendere le ragioni della polemica, dal momento che già al comma 7 si diceva che chi si è macchiato di quei reati odiosi avrebbe visto bocciata la domanda”, precisa il vice ministro. Tuttavia la tensione politica si è concentrata su questo.
A chi interessa il provvedimento
“La platea potenziale è di 500-600 mila persone, ma la regolarizzazione vera e propria è poi legata al lavoro, al contratto. Solo quelli che emergono dal nero o che troveranno lavoro, saranno regolarizzati”, dice Mauri.
Come funziona la regolarizzazione
C’è un doppio canale:
il datore di lavoro può sia "far emergere un lavoratore in nero" che assumerne uno nuovo nei settori di Agricoltura, Allevamento, Pesca, Colf, Badanti.
In entrambi i casi, se sono irregolari, avranno il permesso di soggiorno di lavoro.
Nel caso in cui uno straniero abbia perso il permesso di soggiorno dal 31/10 e abbiano già lavorato in quei settori avrà un permesso di soggiorno temporaneo per ricerca di lavoro di 6 mesi, accompagnato dalla certificazione dell’Ispettorato del lavoro. Sempre Mauri osserva: “Il meccanismo adottato di emersione ripropone quello delle tre regolarizzazione fatte dal centrodestra tra il 2002 e il 2009, allora emersero oltre 800 mila immigrati”.
Per chi non vale
Gli stranieri che hanno avuto un provvedimento di espulsione, che siano stati segnalati per terrorismo, per spaccio, per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione o che siano considerati minaccia per l’ordine pubblico e la sicurezza dello Stato, non saranno regolarizzati.
I paletti
Nelle ultime discussioni sono stati introdotti paletti precisi: sono regolarizzabili con permesso per la ricerca di lavoro di sei mesi solo gli immigrati che avevano un permesso di soggiorno scaduto il 31 ottobre 2019 e la cui identità sia accertata anche in base ai rilievi foto dattiloscopici. Inoltre devono essere in Italia da prima dell’8 marzo scorso. “Non ci saranno nuovi arrivati che possano presentarsi”, afferma Mauri. Che premette: “Quando è iniziata l’emergenza Covid.19 e si è capito che sarebbe durata e avrebbe avuto un impatto forte sia sui raccolti in agricoltura (che rimaneva senza manodopera), ma soprattutto dal punto di vista dell’emergenza sanitaria, il provvedimento che già era allo studio è diventato più urgente. Abbiamo accelerato”. Chiaro a tutti che “è un elemento di garanzia per gli italiani e gli stranieri. La ministra Lamorgese e tutto il Viminale ha lavorato puntando al risultato senza polemiche. Anche nel Pd c’è stata una unità e le parole d’ordine sono state: legalità, emersione del lavoro nero e sicurezza per tutti”.
L’opposizione
Stoccata del vice ministro a Salvini e a Giorgia Meloni: “Le barricate della destra mostrano tutta la loro ipocrisia. La sicurezza tanto sbandierata dall’ex ministro dell’Interno ha significato 30 mila irregolari in più e meno rimpatri quanti non ne abbiano fatte sia Marco Minniti che la ministra Lamorgese”.