Una riforma nel solco della battaglia della sinistra

Da "L'Unità" del 27 settembre, intervista a cura di Maria Zegarelli 

Domenica si riuniranno in Assemblea nazionale a Milano presso la Camera del Lavoro per ribadire le ragioni del SI al referendum. Il comitato 'Sinistra per il SI' quello che vuole ribadire, come spiega il vicecapogruppo vicario dei dem alla Camera, Matteo Mauri, è che votare a favore di questa riforma è di sinistra. E che c'è tanta sinistra ad aver aderito al loro appello. Tra gli ospiti attesi ci sono i nomi dei ministri Andrea Orlando e Maurizio Martina, i parlamentari Anna Finocchiaro, Vannino Chiti, Matteo Orfini, Cesare Damiano, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, il sociologo Franco Cassano, l'ex sindaco di Torino Piero Fassino, l'ex ministro Luigi Berlinguer.

 
Mauri, la sinistra in Parlamento è schierata per il No e anche la sinistra del Pd dice di esserlo. Una provocazione lo slogan Sinistra per il Sì? 
«Affatto. Quello che vogliamo è che non passi l’idea sbagliata che chi è di sinistra vota No. È importante rendere visibile che la  gran parte della sinistra, quella di ieri e quella di oggi, voterà Sì. E di conseguenza abbiamo costituito questo Comitato della Sinistra per il Sì che dimostrerà all’Assemblea nazionale di Milano che la Sinistra con la S maiuscola è sul Sì». 
Massimo D’Alema e Maurizio Landini, per citarne due,  si sono intestati la battaglia per il No. Come si sposta sul fronte del Sì tanta parte di sinistra, a partire da quella Pd?   
«Intanto è già molto strano trovare i nomi di D’Alema e Landini dentro la stessa frase, frase in cui ci andrebbero anche quelli di Brunetta, Salvini e parecchi altri indegeribili. In realtà la questione non è nei nomi ma, per dirla con un film la questione è: “Fa la cosa giusta”». 
Saranno decisive le prossime settimane, il Sì e il No sono sul filo nei sondaggi. 
«Credo che la cosa più importante sia avere fiducia nei cittadini più che negli schieramenti politici e raccontare bene fino in fondo e nel merito quali saranno i vantaggi nel caso di una vittoria del Sì». 
Secondo lei è giusto, come hanno fatto da Gianni Cuperlo a Pier Luigi Bersani, porre il tema del cambio dell’Italicum per pèoter votere sì?
«Sinceramente non credo a uno stretto collegamento tra le due cose, ma se fosse così allora non capirei il motivo per cui alcuni non hanno votato la mozione presentata anche dal Pd alla Camera che impegnava alla modifica della legge elettorale. Modifica che credo sia auspicabile perché la legge elettorale sapersi adattare al sistema politico che in questo momento è evidentemente tripolare».
Per Bersani quella mozione non è altro che “aria fritta”. È, come qualcuno l’ha definita, una critica strumentale?
«Si era detto fino a quel momento che erano stati presi impegni solo verbali e che questo non fosse sufficiente, nel momento in cui si vota invece un atto ufficiale in Parlamento io credo che si faccia un salto di qualità notevole. Un passo che non può essere sminuito perché altrimenti si sminuiscono le istituzioni stesse che si rappresentano».
Sinistra per il Sì vuole essere un ponte nel Pd?
«Il Comitato della Sinistra per Sì ha il solo obiettivo di spiegare da sinistra le ragioni della riforma e basta vedere chi ha aderito al nostro appello, e chi sarà presente a Milano, per rendersi conto di come gran parte della sinistra, compresa quella che è nel Pd, sia compatta nella scelta. Non è un caso che domenica ci saranno  esponenti di tutte le aree politiche del Pd a dimostrazione di quanto siano ampie e trasversali le adesioni a questa iniziativa».
 
 
 

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