Migranti a Sedrina

 

Dopo il Decreto Salvini, i costi di personale di anagrafe e polizia locale dedicati ricadono sui comuni (ma è pronto lo sblocco dal Viminale): “Bisogna regolamentare anche la posizione dei migranti sul territorio, è una questione umanitaria e di sicurezza”.

“In questo momento, ci ritroviamo con diversi migranti ospitati a Botta di Sedrina (110 persone in una frazione di poco più di 800 abitanti), senza un ragionevole supporto da parte del Ministero dell’Interno, con problemi sia dal punto di vista organizzativo che umanitario. Serve inoltre una maggior progettualità”.
È preoccupato Stefano Micheli, sindaco di Sedrina, in merito alla gestione del centro d’accoglienza ospitato nell’ex colonia della Curia nella frazione Botta. Edificio che, da agosto 2014, ospita diversi migranti attraverso il progetto di accoglienza profughi gestito dalla Caritas bergamasca con la cooperativa Ruah.
“Per due anni siamo riusciti ad avere dal Ministero circa 500 euro una tantum (una volta l’anno) per ogni migrante presente all’interno della struttura. Una quota che ci permetteva di intervenire sui costi per il personale dell’ufficio anagrafe e della polizia locale, necessari per i controlli di routine e gli accertamenti anche di tipo anagrafico. Dopo il Decreto Salvini, questi fondi sono stati annullati”.
Quote che ora ricadono sulle spese comunali.
La questione però non riguarda solo un aspetto economico, ma si riflette soprattutto verso la parte progettuale. “Ad oggi, non sappiamo nulla dei progetti verso questi centri d’accoglienza, viviamo alla giornata” – spiega il sindaco Micheli. “Nel bando prefettizio, oltre all’accoglienza, le cooperative potevano gestire anche le attività del volontariato sul territorio. Nonostante l’ottima collaborazione con la cooperativa Ruah (che gestisce il centro), il comune ha dovuto dipendere da un volontario del paese (gli operai comunali sono stati assunti tramite cooperativa) per seguire nel lavoro gli immigrati che hanno aderito al Patto del Volontariato. In questo frangente, manca una progettualità da parte della Prefettura”.
L’ennesimo intoppo nato dallo scontro tra sterili ideologie e Paese reale. “Si parla per slogan, ma manca progettualità. In questo modo, ci sentiamo abbandonati dalle istituzioni”.
Progettualità che, visto l’alto numero di migranti presenti nella struttura di Botta di Sedrina, avrebbe potuto coinvolgere anche i comuni limitrofi. “La Cooperativa Ruah aveva fatto la proposta, purtroppo però i comuni vengono lasciati soli, prendendosi carico delle attività da svolgere e della ricerca di volontari”.
Un’altra questione in sospeso rimane quella relativa ai documenti rilasciati.
“Prima del decreto Salvini, ciascun migrante richiedente asilo poteva richiedere un documento d’identità rilasciato dall’ente comunale. Il parere della commissione d’indagine sul diritto d’asilo, però, veniva consegnato dopo circa un anno e mezzo. In questo modo, il documento d’identità viene dato solo in base ad un’autocertificazione verbale: questo ha fatto venire meno la questione dell’importanza di questi documenti”. Unito al mancato riconoscimento del diritto d’asilo (circa l’80% delle domande non viene accolta), si genera indirettamente un problema umanitario e di sicurezza. “Le persone che escono dai centri di accoglienza, per la maggior parte, diventano senza fissa dimora. La Caritas non può farsi carico di tutti. Può essere positiva la regolamentazione del flusso degli sbarchi, ma bisogna regolamentare anche la posizione dei migranti presenti sul territorio”.
La questione è stata posta dal sindaco Micheli anche al viceministro dell’Interno Matteo Mauri, presente nei giorni scorsi nella Bergamasca. Nel frattempo, è di questi giorni la notizia del via libera da parte del Viminale per aumentare i fondi destinati all’accoglienza ai migranti, adeguandoli ai prezzi del mercato (“Salvini aveva lasciato la macchina senza benzina” – ha affermato Mauri, “in questo modo l’abbiamo rimessa in moto nell’interesse di tutti”).
Oltre agli slogan nazionali bipartisan, però, i sindaci si aspettano che questa benzina rimetta in moto soprattutto una burocrazia che non sembra guardare ai bisogni reali delle amministrazioni locali.
 
di Marco Zonca da BergamoNews.it del 07 Febbraio 2020

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